La fotobiomodulazione agisce anche sulla circolazione sanguigna migliorando la qualità dei capillari del plesso superficiale favorendo un maggior afflusso di sangue e quindi un maggior apporto di ossigeno e sostanze nutritive al follicolo pilifero, soprattutto grazie alla maggior produzione di VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor).
La fotobiomodulazione favorisce anche la riduzione dell’ infiammazione e i processi di guarigione, grazie soprattutto alla compensazione dello stress cellulare e all’ attivazione di fattori di trascrizione che regolano la risposta genica antistress nei confronti dei radicali liberi prodotti durante la respirazione cellulare: tutto ciò consente un notevole miglioramento a livello delle cellule epidermiche con riduzione del rossore, dell’ infiammazione e del prurito; inoltre è in grado di attivare un particolare gruppo di cellule coinvolte nei processi infiammatori come mastociti, macrofagi e neutrofili con conseguente aumento nella produzione di tutti quei fattori, mediatori e citochine, coinvolti nei processi di guarigione (PDGF, FGF 7-12, IL- 1-2-6-10, MIP-2, ecc).
Grazie a queste caratteristiche la fotobiomodulazione viene ampiamente utilizzata in dermatologia nel trattamento delle problematiche cutanee, come rughe, cicatrici, macchie e danni provocati dai raggi UV, ma anche della psoriasi e della dermatite seborroica.
Infine essa non interagisce negativamente con i farmaci o con altre sostanze nutrienti applicate al cuoio capelluto come terapia anticaduta di supporto, ma anzi ne migliora nettamente l’ assorbimento e l’efficacia.
I laser a bassa potenza inoltre sono detti a luce fredda in quanto non vi è alcuna produzione di calore come accade invece per quelli ad alta potenza: pertanto la persona che si sottopone ad un trattamento di fotobiomodulazione non avverte calore né riscaldamento sulla parte del corpo interessata.
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